La mostra
“Consagra. Seduzione e libertà della pittura” è una mostra curata da Sergio Troisi in collaborazione con l’Archivio Consagra di Milano, il cui progetto è stato sostenuto e promosso dalla Fondazione Sicilia.
In mostra oltre 40 dipinti che dialogano con alcune sculture dell’artista in un articolato confronto tra pittura e scultura frutto dell’unicità indivisa dell’ispirazione dell’artista.
Nella produzione pittorica di Consagra risuona la eco di artisti del calibro di Matisse, Soldati fino a Calder. Pietro Consagra rielabora queste suggestioni e li coniuga con gli assunti storici della sua opera, come la frontalità degli elementi figurali o l’esplorazione del sentimento del colore.
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Due Piani appesi in alluminio aprono il percorso di visita che prosegue nelle altre sale con i dipinti in cui gli elementi figurali sono organizzati in sequenze di variazioni (Fondo blu scuro – ventiquattro immagini, Fondo verde acqua – trenta immagini, Fondo violetto – venticinque immagini), che appaiono elementi di un alfabeto immaginario in relazione profonda con gli elementi materici quali le venature di pietre, marmi, e onici come il Libeccio orizzontale e il Verde cinese.
Bio artista
Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 1920 – Milano, 2005) è stato uno degli artisti più importanti del panorama italiano e internazionale del secondo Novecento. Scultore, pittore, teorico e artefice degli edifici della Città frontale, è stato componente del Gruppo Forma che, nel 1947, affermò il formalismo e l’astrazione quali elementi di un rinnovato linguaggio moderno.
Consagra, dopo i lavori di quegli anni di matrice costruttivista, all’inizio degli anni Cinquanta diede il via al ciclo decennale dei Colloqui, manifestazione della drammaticità austera del periodo seguito ai drammi della guerra, che ne sancirono l’affermazione internazionale dell’artista con il Gran Premio della Scultura alla Biennale di Venezia del 1960. L’assenza di gerarchia e il principio della frontalità propri del Colloqui saranno ulteriormente rielaborati, dalla fine
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degli anni Sessanta, nella Città frontale e negli edifici realizzati per la nuova Gibellina, tra cui la grande Stella del Belice e il Meeting, secondo una prospettiva bifrontale che avrà riscontro anche nelle sculture.